L’ansia fa parte del genere umano, siamo spronati a fare, fare, fare senza fermarci mai. Questo spesso ci dona l’illusione che possiamo controllare ogni cosa. Ovviamente non è così. Non è immergendosi in mille faccende che abbiamo il controllo di noi stessi e tantomeno degli altri. Solo prendendo coscienza che gli aspetti della vita su cui abbiamo il pieno controllo sono molto pochi, possiamo iniziare a costruire, senza più il bisogno di mantenere un “moto perpetuo” che più che andare avanti ci fa girare in tondo.
L’ansia è quella sensazione che almeno una volta nella vita ognuno di noi ha sperimentato. E’ un’attivazione preventiva di fronte a qualche prova che dobbiamo affrontare, pensate all’ansia da prestazione prima di un’esame. Questa ci permette di apprendere con maggiore facilità e velocità, se riusciamo a riconoscerla e gestirla, ma che se aumenta ci fa dimenticare tutto quello che abbiamo studiato fino a quel momento. Ma qual’è e dove è il limite? Potrei dire che il limite siamo noi stessi. Ognuno di noi ha una soglia diversa, un po’ come per il dolore. la sperimentiamo tutti ma non tutti con la stessa intensità. quando la sensazione di emergenza e urgenza non ci fa vivere bene, la soglia è stata superata e a seconda dell’intensità e di quanto questo aspetto influenza la nostra vita si può parlare di disturbo. E’ un qualcosa di distonico, cioè che non ci permette di vivere serenamente e con tranquillità la nostra vita, perché c’è sempre qualcosa di più importante da fare o dire che ci fa stare in perenne stato di allerta e agitazione, e per quanto possiamo “fare” non riesce a passare. La sensazione fisica è di un peso a livello dello stomaco, la sensazione di tachicardia. Nei casi più gravi si arriva all’attacco di panico dove si ha la sensazione di morire con una sintomatologia fisica molto forte come tremori, sudorazione, fame d’aria, paura di perdere il controllo. Le persone che soffrono di attacchi di panico raccontano della difficoltà nell’uscire di casa e nello svolgere le attività quotidiane che magari stavano svolgendo nel momento in cui è insorto per la prima volta l’attacco. questo comporta spesso anche la paura “predittiva” quella cioè che inuma stessa situazione si possa ripresentare. Si instaura un meccanismo che non permette alla persona di vivere tranquillamente. Simbolicamente si presenta una “morte” perché il soggetto non “vive più”, rimane a casa per la paura di uscire, ha sempre bisogno di avere qualcuno vicino. E’ questa sensazione di impotenza che porta ad intraprendere una terapia, dove si potrà capire il motivo dell’insorgenza dell’attacco di panico e il perché. Solo dando significato a questi aspetti e a molti altri, si potrà restituire la libertà e la sua vita a quella persona.